Nel
1957, quando sono nato, nella nostra famiglia c'era un grande fermento: eravamo appena
usciti da due guerre. C'era dolore e sofferenza, ma anche tanta
voglia di dimenticare, di fare, di crescere e costruire. Alcuni
parenti erano emigrati, altri rimasti; qualcuno al lavoro dei campi,
ma molti inseriti nella nuova attività che da poco era nata nei
dintorni, come il restauro e la costruzione di mobili in stile.
Tutta l'economia del
paese in quegli anni gravitava intorno a questo nuovo lavoro. A casa
mia si preparavano i fondi delle sedie con la paglia di Vienna (tecnica dell'incannucciatura eseguita con canna d'India) che
anch'io ho imparato, aiutando i miei genitori.
Entravo e uscivo
dalle botteghe di falegnameria, d'intaglio e laccatura degli zii,
senza sapere che lavorare il legno sarebbe diventata la mia vita.
Loro mi hanno stimolato ed aiutato nei miei primi passi, verso
questa professione. Ma è soprattutto nella casa dei nonni materni in
campagna, che ho i migliori ricordi. Lì, in una piccola stanza ad
un passo dal pollaio, lo zio lavorava il cirmolo (pino
cembro) con una piccola sega che si era costruito insieme al
fratello.
Giocavo e saltavo
tra i trucioli, mentre lui faceva uscire le sagome dal legno con le
sgorbie.. Mi raccontava che da giovane aveva imparato a lavorare dai
tedeschi che allora occupavano il suo paese. Loro stessi prima della
ritirata gli avevano lasciato gli scalpelli e le grandi sgorbie,
che usavano per far manutenzione al distaccamento. Ricordo che
quando
mio zio faceva scivolare sul legno le pialle, rimanevo incantato a
guardare
Diceva che il legno
"cantava" … ed io ne ascoltavo il canto. Poi raccoglievo,
quei trucioli attorcigliati in mille anelli e ne annusavo l'odore
forte della resina. Non avevo che otto anni, ma già allora
cominciava ad entrare in me l'amore per l'arte ed il desiderio di
creare e ridare nuova vita al legno, con le mie mani..
La matita, un foglio
o dei pennelli con cui dipingere erano sempre a portata di mano.....
il materiale non mancava certo in famiglia .
Nel 1969, all' età
di dodici anni iniziai a frequentare la domenica a Bovolone la
"Scuola di Disegno applicato alle Arti e ai Mestieri" che terminai
dopo cinque anni nel 1974, con due medaglie d'oro, una d'argento e
due di bronzo.
Nel 1972, incomincio
a prendere un po' di confidenza con le sgorbie e la sera frequento a
Bovolone la "Scuola di pittura e Scultura" che durerà cinque anni,
fino al 1977.
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Dal 1972 al 1975, frequento i corsi serali della "
Scuola Professionale di Ebanisteria" di Bovolone, specializzandomi
nell'intaglio, nel disegno dell'ornato e nell'intarsio.
Dal 1973 al 1976 lavoro come apprendista intagliatore nel
laboratorio dell'insegnante d'intaglio della stessa "Scuola
Professionale di Ebanisteria", Giovanni Massagrande di Bovolone.
Completo ed arricchisco poi le mie esperienze in altre Botteghe ,
con corsi di lucidatura, doratura, laccatura e incisione. Nel
1986 disegno e intaglio le portelle di un organo a baule: con questo
lavoro mi avvicino al mondo delle Botteghe Organarie e comincio a
effettuare molteplici lavori in questo campo: disegni, fregi e
intagli su nuovi organi e/o restauri integrativi su casse antiche e
cantorie, in Italia e in Europa. Particolarmente imponente il mio
lavoro per il monumentale organo
Dom Bedos-Roubo in Rieti, alto 13
metri, ispirato all'ebanisteria settecentesca di Andreas Roubo le
Fils.
Attualmente opero nel mio
Laboratorio
in Bovolone, Via Carlo Alberto 24.